Palazzo di Firenze. Situato nella zona della
città denominata Oltrarno,
P.P. si affaccia sulla grande Piazza
Pitti, posta in pendenza su un declivio dal quale si diparte la collina di
Bòboli. Il palazzo, con la sua facciata lunga 205 m e protesa ai lati
verso la piazza con due corpi a portici (detti rondò), è il
più grande di Firenze: ricoperto per la sua interezza da un solido
bugnato in pietra, consta di un pianterreno sormontato da due piani, nella
sezione centrale, e da un piano nei due corpi laterali. La sua edificazione,
iniziata nel 1458 da Luca Fancelli su commissione di Luca Pitti, mercante e
banchiere fiorentino, prevedeva originariamente il solo blocco centrale a tre
portoni sormontato da due piani nei quali si aprivano sette finestre. Con la
morte di Pitti la costruzione venne temporaneamente interrotta, per riprendere
nel secolo successivo, dopo l'acquisizione del palazzo da parte di Eleonora di
Toledo e del marito Cosimo I de' Medici, che intendevano trasferirvi la corte
medicea. La direzione dei lavori (che perdurarono dal 1558 al 1570) venne
affidata a Bartolomeo Ammannati, il quale volle aggiungere due finestre
cosiddette "inginocchiate" (ovvero con davanzale sorretto da mensoloni aventi
forma di voluta) ai due portali laterali. Con gli anni - circa due secoli -
l'edificio venne notevolmente ampliato, mantenendo sempre, ad ogni intervento,
la sequenza modulare originaria e rendendo perciò impercettibili i punti
di cesura tra le varie fasi realizzate, nella loro mole maggiore,
rispettivamente da Giulio Parigi (1618, ampliamento laterale a due piani),
Alfonso Parigi (1640, ulteriore ampliamento laterale a un piano), Giuseppe
Ruggeri (1764, rondò di destra, detto delle Carrozze) e Pasquale
Poccianti (1839, rondò di sinistra, detto di Bacco). Tra gli ambienti
interni più importanti, ricordiamo: gli Appartamenti estivi (piano
terreno, a sinistra), affrescati, tra gli altri, da Giovanni da San Giovanni;
gli Appartamenti monumentali (primo piano, a destra); il Quartiere di Pietro da
Cortona (primo piano, a sinistra), contenente affreschi che proprio Pietro da
Cortona realizzò tra il 1637 e il 1647; la Sala Bianca, ex salone da
ballo, con stucchi riferibili ai fratelli Albertolli (1776-80); la Sala delle
Nicchie, ex sala da pranzo, ridecorata alla fine del XVIII sec. da Giuseppe
Maria Terreni e Giuseppe Castagnoli secondo il gusto neoclassico. Dal portale
centrale si ha accesso al cortile porticato, anch'esso eretto da Ammannati. Il
cortile è caratterizzato, su tre lati, dalla presenza di portici, di
finestre e di logge sorrette da tre ordini di pilastri decorati a bugnato che,
nel Settecento, vennero sovrastati, nel primo e nel secondo piano, da arcate
centrali chiuse. Il quarto lato del cortile è chiuso, verso l'alto, dalla
terrazza ospitante la
Fontana del Carciofo (realizzata nel 1641 da
Francesco Susini); nella parte inferiore sono presenti due nicchie contenenti
gruppi statuari antichi, la
Grotta di Mosé (del XVII sec.) e una
piscina di forma ellittica contornata parzialmente da cinque statue che trovano
posto in altrettante nicchie. Dal cortile dell’Ammannati si ha accesso al
vasto Giardino di Bòboli, che con i suoi 45 mila metri quadri rappresenta
uno dei più importanti esempi di giardino all’italiana. Progettato
da Niccolò Tribolo, venne ampliato con gli anni fino a raggiungere le
dimensioni e l’aspetto attuali intorno al Sette-Ottocento.
All’interno della struttura di
P.P. sono ospitati importanti musei
fiorentini: al primo piano trovano spazio la Galleria Palatina e gli
Appartamenti Reali; al secondo piano vi ha sede la Galleria d’Arte
Moderna; in alcune stanze del pian terreno e nel mezzanino si trova il Museo
degli Argenti; nel rondò di sinistra è ubicato il Museo delle
Carrozze. Negli edifici sparsi nel Giardino dei Bòboli trovano invece
posto la Galleria del Costume e la Donazione Contini Bonacossi (nella palazzina
della Meridiana) e il Museo delle Porcellane (nel Casino del
Cavaliere).